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Il Portale dell'Innovazione Agronomica e della PAC per i seminativi.

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L’epoca di semina è strategica per il successo delle cover crops

11-07-2025 08:00

Roberto Bartolini

Agrotecniche,

L’epoca di semina è strategica per il successo delle cover crops

Le Università di Milano e di Piacenza e Condifesa Nord Est hanno svolto una sperimentazione su due cover gelive e due specie non gelive.

Il successo delle cover crops, specie a perdere coltivate tra due colture da reddito, dipende in gran parte dall’epoca di semina. Le Università di Milano e di Piacenza e Condifesa Nord Est hanno svolto una sperimentazione su due cover gelive (che possono essere distrutte dal gelo) come senape e avena e due specie non gelive, come segale e veccia villosa, che sopravvivono all’inverno.


Tre epoche di semina a confronto

Le tre epoche di semina scelte per la prova sono state:

  • Precoce: tra il 31 agosto e il 12 settembre
  • Intermedia: tra il 19 settembre e il 17 ottobre
  • Tardiva: tra il 9 ottobre e il 23 novembre

 

La semina precoce è da preferire

Le specie gelive , segale ed avena, seminate precocemente hanno manifestato una biomassa più elevata in autunno ed una spiccata suscettibilità al gelo, al contrario di quanto accaduto con le epoche di semina intermedia e tardiva.

Le cover non gelive, segale e veccia villosa, hanno espresso il loro massimo potenziale in primavera e se seminate precocemente hanno superato bene l’inverno con un’ottima produzione di biomassa in primavera.


La produzione di biomassa è determinante

Ed è la produzione di biomassa delle cover crops il punto chiave per il successo di queste colture a perdere perché determina il controllo delle infestanti, il contenimento della lisciviazione dei nitrati, la messa disposizione di azoto per la coltura da reddito successiva e l’aumento della sostanza organica del terreno.

Sono i quattro benefici più importanti legati all’uso continuativo delle cover crops, che si raccomanda in particolare a tutti gli agricoltori che hanno sposato l’agricoltura rigenerativa, abbandonando l’aratura a favore delle lavorazioni minime e del sodo. 


 

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