Il contoterzista è, o dovrebbe essere, l’apripista all’innovazione essendo ormai l’unica figura (a parte le poche grandi aziende agricole) che può permettersi di investire in macchine tecnologiche, anche se negli ultimi 4-5 anni l’incremento dei costi delle attrezzature è lievitato del 25-30%. Ma per gestire un parco macchine tecnologicamente avanzate occorre personale qualificato che in Italia non si trova, ed è questo il problema numero uno che occorre risolvere, altrimenti l’impresa agromeccanica non può andare avanti e l’agricoltura italiana rischia di fermarsi. La rivista Terra e Vita nell’inserto “Il Contoterzismo in agricoltura” (n.10-2025) ha sondato su questo tema alcuni contoterzisti e riportiamo una sintesi delle loro considerazioni.
“Abbiamo bisogno di una mano per la ricerca di manodopera professionale, dice Adriano Chiari di Cologne (BS) spronando scuole e istituzioni ad indirizzare i giovani verso questo lavoro con corsi di formazione e contratti di lavoro intelligenti che stimolino la passione dei giovani per le macchine agricole.”
Adriano Chiari

“ La gestione del personale qualificato, dice Gianluca Bisio titolare di un’azienda agromeccanica ad Alessandria, è per noi il primo grosso problema seguito dall’esorbitante costo della meccanizzazione, senza dimenticare la concorrenza tra contoterzisti, dato che c’è ancora qualcuno che si propone all’agricoltore con prezzi assurdi.”
“ Per le macchine nuove, dice Luciano Petrini agromeccanico di Montemarciano (AN) sono necessari i giovani perché sono sofisticate e non puoi metterci sopra una persona di sessant’anni. Però i ragazzi di oggi vorrebbero il sabato e la domenica liberi, in agosto chiedono di andare in ferie e questo in campagna non è possibile. Quindi non ti danno una disponibilità totale e questo è un problema.”
Gianluca Bisio

“ Il mio problema principale dice Roberto Fagiolini agromeccanico di Piombino, è riuscire a trovare personale qualificato per gestire mezzi tecnologicamente avanzati e per questo occorrono corsi di formazione che non si concentrino solo sulla sicurezza sul lavoro, ma insegnino anche a condurre ed utilizzare le macchine moderne per sfruttare al massimo le loro potenzialità”.
Il grido di allarme è forte e chiaro, ora spetta alla politica cercare di trovare soluzioni per evitare che il comparto agromeccanico segni il passo, anche se rendere attrattivo per un giovane questa attività non è certamente una impresa semplice.
Roberto Fagiolini
