Quando un agricoltore dice Ho prodotto 130 quintali all’ettaro di granella secca di mais su 50 ettari si riferisce alla produzione media di tutto l’appezzamento, che tiene conto delle punte massime e di quelle minime. Poiché la produzione unitaria varia anche in maniera considerevole da un punto all’altro, soprattutto in Italia date le caratteristiche eterogenee dei terreni, è fondamentale conoscere l’entità e la localizzazione di queste variazioni per poi prendere le giuste decisioni operative con l’obiettivo di razionalizzare i costi ed aumentare la redditività.
Mappe di produzione e mappe del suolo
I valori della variabilità produttiva punto per punto degli appezzamenti vengono forniti dalle mappe di produzione, elaborate dalle mietitrebbie dotate sulla facchiniera di appositi sensori e strumenti elettronici, indicando con diverse colorazioni come variano i quintali raccolti punto per punto, mentre le mappe del suolo, sempre attraverso l’elaborazione di mappe cromatiche, ci dicono come varia in un determinato appezzamento la tessitura del suolo (sabbioso-limoso-argilloso), la dotazione dei macro e microelementi nutritivi, la permeabilità, la conducibilità idrica, il pH, la capacità di scambio cationico, il rapporto carbonio/azoto, ecc.

Foto 1 A destra mappa di produzione del mais ( si passa da 100 a 114 ql/ha nelle zone rosse a 156-170 ql/ha nelle zone verdi) e a sinistra una mappa di vigore realizzata con sistema di monitoraggio satellitare in un momento del ciclo vegetativo del mais. Il colore rosso indica basso vigore mentre il colore verde indica alto vigore vegetativo. Come si nota c’è una perfetta corrispondenza tra le due mappe.

Foto 2 Dalla mappatura del suolo di un appezzamento di 40 ettari si sono ricavati i dati di variabilità relativi a tipologia di suolo (tessitura), tenore in limo e argilla, permeabilità, fosforo assimilabile ed azoto totale. Come si nota dai diversi colori, la variabilità sitospecifica è molto evidente.

Foto 3 Carta di un suolo ricavata dalla mappatura, relativa al fosforo assimilabile. Come si vede dai diversi colori i valori di questo elemento sono molto bassi, e questo indica la necessità di intervenire in fase di concimazione, con apporti adeguati.
Dati indispensabili per decisioni mirate
Dall’analisi di queste due mappe l’agricoltore e il contoterzista finalmente possono disporre di dati inconfutabili sulla fertilità sitospecifica degli appezzamenti, potendo così individuare le zone migliori e quelle peggiori, per poi prendere le conseguenti decisioni operative.
Quindi la estrema differenziazione dei terreni anche da un metro all’altro si tramuta da problema ad autentica opportunità, per mirare con precisione l’agrotecnica.
È noto a tutti che gli agricoltori affermano di conoscere alla perfezione i loro terreni, ma l’esperienza di questi anni conferma che anche i più refrattari alle novità, al cospetto delle mappe di raccolta e/o del suolo, sono stati costretti ad ammettere che la loro conoscenza era alquanto superficiale, trovando finalmente una motivazione, supportata dall’evidenza analitica, di molte anomalie riscontrare negli anni.
Dosi variabili di concime e di seme
Grazie alle mappe è possibile mettere in campo due caposaldi dell’agricoltura di precisione che sono la concimazione e la semina a dose variabile.
Il criterio generalmente più adottato è aumentare dose di concime e di seme nelle aree degli appezzamenti risultate dalle mappature più fertili e diminuire le dosi nella zone più problematiche e meno fertili.
Se si dispone delle mappe del suolo (alcune società sementiere le elaborano gratuitamente per i loro clienti), con la quantità di dati che forniscono, individuare le giuste dosi variabili di concime e di seme è più facile, mentre nel caso si disponga solo delle mappe di produzione, si deve procedere per tentativi, aggiustando il tiro anno dopo anno.
La concimazione a dose variabile si addice a tutte le colture, mentre per la semina a dose variabile è il mais la coltura di riferimento che fornisce i migliori risultati.

Foto 4 Esempi di mappa di prescrizione per effettuare la semina a dose variabile. I diversi colori indicano quantità diverse di seme.

Foto 5 Esempi di mappa di prescrizione per effettuare la concimazione a dosi variabili. Anche in questo caso i colori indicano dosi diverse di concime.
Mappe di prescrizione ed attrezzature ISOBUS
Una volta elaborate le mappe di prescrizione con l’indicazione delle dosi variabili area per area, occorre trasmettere queste informazioni alle attrezzature di distribuzione in campo.
Per poter seguire e completare il percorso decisionale, è indispensabile disporre di attrezzature che sappiano leggere le mappe di prescrizione attraverso sistemi elettronici, in modo che lo spandiconcime o la seminatrice modifichino la dose di prodotto da distribuire seguendo il piano prestabilito.
Il ricevitore satellitare montato sul tetto del trattore riceve i segnali di posizione e le comunica al computer di bordo, che li elabora sotto forma di dato di posizione e li integra con le informazioni scritte nella mappa di prescrizione, necessarie per modificare la quantità di concime in uscita. Lo stesso vale per il seme.

Foto 6 Ricevitore satellitare che comunica al computer di bordo il dato relativo alla posizione di trattore ed attrezzo.

Foto 7 Computer di bordo dove vengono caricate le mappe di prescrizione con chiavetta USB dotato di due visioni. In alto vengono indicati i dati relativi al sistema di distribuzione dello spandiconcime, in basso si può seguire l’avanzamento in campo dell’attrezzatura.
Sono i connettori ISOBUS a consentire il trasferimento immediato e senza intoppi di tutte le informazioni dal computer di bordo allo spandiconcime che, mediante un attuatore elettroidraulico, modifica il settaggio del sistema di distribuzione che così può differenziare i dosaggi all’interno del medesimo appezzamento.
I risultati produttivi compensano i costi
Dall’esperienza di agricoltori e contoterzisti che utilizzano da anni la distribuzione del concime a dose variabile si ricava un dato medio di maggiori produzioni per ettaro, anche in regime di agricoltura conservativa (sodo, minima lavorazione e strip-till) pari al 20% di granella di mais, rispetto a terreni dove si è concimato a dose fissa. Per quanto riguarda il seme, dati aziendali confermano che con la dose variabile le produzioni di mais aumentano come minimo del 10% rispetto alla dose fissa di seme.
