Siamo il secondo produttore di biogas in Europa dopo la Germania, ha dichiarato recentemente Piero Gattoni, presidente del CIB (Consorzio Italiano Biogas), con oltre 2000 impianti di cui la maggior parte è destinata alla produzione di energia elettrica in cogenerazione. Dal 2018 si è cominciato a parlare di biometano da immettere direttamente nella rete del gas attraverso misure di incentivazione come la linea di investimento del Pnrr del 2022, che ha messo a disposizione 1,73 miliardi di euro per lo sviluppo del biometano.
Gli impianti già approvati
Queste risorse rappresentano un passaggio fondamentale per consentire la realizzazione del maggior numero possibile di progetti già ammessi nelle graduatorie del Gse, cioè 298 impianti selezionati nell’ultima asta, da sommare ai 260 approvati nelle quattro precedenti.
A oggi, sono 116 gli impianti di biometano operativi, con una produzione annua stimata in circa 800 milioni di metri cubi, destinati in prevalenza ai trasporti.
La maggior parte dei nuovi impianti di biometano risulteranno attivi a fine 2026 e quindi è opportuno capire come verranno alimentati comprendendo in particolare sottoprodotti, residui colturali, effluenti zootecnici ma anche le colture.
Quando è possibile utilizzare il mais
Il mais, precisa Guido Bezzi, responsabile agronomico del CIB, non è utilizzabile per gli impianti biometano DM2018, ovvero quelli afferenti al primo DM Biometano per la produzione di biocarburante avanzato destinato all’autotrazione.
In quattro anni abbiamo praticamente decarbonizzato il settore dei trasporti a metano; il consumo nazionale è di circa 1,1 miliardi di metri cubi, e il biometano ha già coperto la maggior parte della domanda.
Con il nuovo DM2022 (ovvero quello legato a Pnrr) e l’apertura della possibilità di destinare il biometano ad altri usi (es.: domestico e industriale), è possibile utilizzare in dieta anche il mais in quota parte, ma devono sempre essere rispettati i criteri di sostenibilità ovvero la certificazione di riduzione delle emissioni di almeno 80% rispetto al fossil fuel comparator.
Essendo la produzione di biomasse coltivate una delle voci di emissioni positive nel bilancio di sostenibilità secondo la relativa normativa ISO, va da sé che per rispettare il parametro di cui sopra le quantità di biomassa introdotte saranno solo una quota parte e sempre in proporzione a effluenti e sottoprodotti.
Il divieto di utilizzo di mais per la produzione di biocarburante avanzato è legato alla normativa EU sui biocarburanti che esclude le colture amidacee per queste destinazioni. Quando si parla di altri usi, invece, non sussiste questa limitazione.
Doppie colture, cereali, sorgo e triticale
Dal punto di vista del fabbisogno di colture per gli impianti di biometano, secondo Bezzi, l’adozione di doppie colture, ove possibile, è una condizione necessaria.
Cereali vernini mais e sorgo saranno comunque le colture principali. Per le colture vernine si sta percependo maggiore attenzione per i frumenti foraggeri oltre che sui classici triticali ed una entrata sul mercato di miscugli sia di cereali foraggeri che di cereali e leguminose per la loro duplice attitudine foraggera/biometano.
La tendenza a preferire varietà precoci
La tendenza, anche visti gli andamenti meteo recenti, potrebbe essere quella di virare su varietà precoci sia per vernine che primaverili in modo da avere maggiore adattabilità alle situazioni climatiche. Su questo aspetto, anche l’innovazione legata alla barbabietola a semina estiva ed autunnale è ugualmente un’opzione interessante da tenere in considerazione nelle rotazioni, poiché consente una grande elasticità nel periodo di raccolta, è coltivata a ridottissimo input rispetto la tecnica primaverile classica, offre copertura del terreno invernale, lascia il terreno ad aprile/maggio in condizioni agronomiche ottimali per la semina di una primaverile successiva quasi di primo raccolto in minima lavorazione, consente producibilità pari al mais.
Rimane sempre il fatto che, essendo da soddisfare i criteri di sostenibilità, le biomasse coltivate nelle diete saranno una percentuale sicuramente non preponderante rispetto ad effluenti e sottoprodotti agroindustriali.




