Le cover crops, o colture di copertura, sono uno dei pilastri fondamentali dell’agricoltura rigenerativa grazie alla loro capacità di coprire il suolo nei periodi intercolturali, preservandolo dall’azione degli agenti climatici, di incrementare il tasso di sostanza organica migliorando la struttura del terreno e la sua lavorabilità e consentendo un’applicazione più agevole delle minime lavorazioni e della semina su sodo al posto delle tradizionali arature.
Le cover crops svolgono anche un ruolo strategico nel limitare lo sviluppo delle infestanti consentendo nel tempo di limitare l’impiego massiccio di diserbanti.
Su Informatore Agrario n.21/2025 si riportano i risultati del progetto Succo «Sistema di supporto alle decisioni per la scelta delle cover crop in Lombardia», relativo a due prove agronomiche svolte a Landriano (PV) e a Orzinuovi (BS) con l’obiettivo di confrontare alcune specie di cover crop autunno-vernine, per valutarne innanzitutto la capacità di accumulare biomassa, ma anche gli effetti sul controllo delle piante infestanti in primavera.
Riportiamo di seguito, in estrema sintesi, i risultati conclusivi.
Produzione di biomassa
Rilevare la produzione di biomassa delle cover crops è essenziale perché è correlata alla produzione di sostanza organica che a sua volta incrementa anno dopo anno la fertilità chimica e fisica del suolo, quest’ultima legata strettamente alla facilità ad entrare in campo anche in condizioni difficili.
- La senape bianca, una delle cover crop più diffuse, ha prodotto 4,7 t s.s./ha a Landriano e 5,1 t s.s./ha a Orzinuovi.
- La senape bruna ha prodotto 4,3 t s.s./ha a Landriano e ben 5,2 t s.s./ha a Orzinuovi.
- Il grano saraceno, ha prodotto 4 t s.s./ha a Landriano e 5 t s.s./ha a Orzinuovi, mostrando uno sviluppo eccezionalmente rapido. Vista la brevità del ciclo, il grano saraceno è interessante per periodi intercolturali limitati, come esempio tra mais da trinciato e un cereale autunno-vernino.
- La facelia ha prodotto 3,1 t s.s./ ha a Landriano e 4 t s.s./ha a Orzinuovi.
- L’avena strigosa, ha patito uno stress biotico fungino, che hanno limi tato la sua produzione a 2,7 t s.s./ha a Landriano e 1,8 t s.s./ha a Orzinuovi.
- Il trifoglio, unica specie non geliva è stata distrutto dalla fauna selvatica
I risultati confermano che tutte le specie hanno garantito una buona copertura iniziale del suolo e hanno prodotto ingenti quantità di biomassa.
L’effetto del gelo dalla metà di gennaio in poi, ha portato ad una progressiva e completa mortificazione delle specie gelive più sensibili, quali senape bianca, senape bruna e facelia.
Dopo la metà di febbraio nelle parcelle di avena strigosa si è verificato un fenomeno di ripresa vegetativa della cover crop, a seguito dell’emissione di nuovi culmi d’accestimento.
Controllo delle infestanti
La biomassa delle piante infestanti registrata sul terreno nudo privo di cover, è stata pari a 2,4 t s.s./ha a Landriano e 1 t s.s./ha a Orzinuovi, mentre dove erano presenti le cover crop non è stata rilevata biomassa di infestanti su senape bruna e grano saraceno mentre in quantità minime sulle altre cover, segno evidente dell’effetto “copertura-controllo” esercitato dalle cover.
Senape bianca, senape bruna e grano saraceno sono risultate le più produttive. In inverno, le specie gelive sono morte progressivamente, mentre il trifoglio incarnato e l’avena strigosa hanno mantenuto una copertura più stabile.
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