Lo sforzo di trazione applicato ai suoli agricoli è in costante aumento a parità di superficie lavorata e così i terreni diventano sempre più sensibili al mutamento del clima e producono di meno rispetto a qualche decennio fa.
Quindi è urgente ripensare alla gestione agronomica dei suoli, per tentare di invertire la rotta.
Le scelte agronomiche vincenti
Un ruolo cruciale lo riveste il carbonio organico, che può assorbire acqua quasi cento volte il suo peso, e l’Unione Europea con il Green Deal, si era posta l’obiettivo di raddoppiare il contenuto di sostanza organica nei suoli entro il 2050. Ma ormai del Green Deal non se ne parla più. Dunque ripensare alla gestione del terreno significa in sostanza fare scelte agronomiche che incrementino il contenuto di sostanza organica puntando su:
- Apporto di residui colturali e semina ogni anno delle cover crops
- Seminare colture che lasciano molti residui sul terreno come sorgo e mais da granella
- Utilizzare la paglia dei cereali vernini che non vale solo come sottoprodotto ma anche per i benefici che apporta al suolo.
A questo punto va rimarcato il ruolo chiave delle lavorazioni conservative che, rispetto alle classiche arature seguite da erpicature, proteggono la sostanza organica nel corso della sua decomposizione e trasformazione in humus.
I danni causati dagli erpici rotanti
Oltre all’aratro, che ribalta la fetta di terreno arrecando serio danno agli aggregati e alla struttura del suolo, anche l’erpice rotante fa danni enormi perchè le zappe e i coltelli sminuzzano eccessivamente il residuo vegetale accelerandone la decomposizione e disturbano la fauna terricola riducendone l’attività, che è fondamentale per la produzione di humus.
Le lavorazioni conservative ( minima, strip tiller e sodo) permettono la formazione di aggregati più stabili nel suolo, con la sostanza organica che fa da collante.
A questo punto vediamo come comportarsi in diversi ambienti di lavoro.
Ambienti caldo-aridi
In questa situazione climatica i residui colturali vanno portati ad una profondità tale da mantenere un certo grado di umidità, evitando l’azione diretta del sole.
La materia organica va distribuita lungo uno strato non troppo profondo, per mantenere il contatto con l’atmosfera e permettere la vita degli organismi terricoli. Si possono usare attrezzature come erpici a dischi di moderna concezione, ma anche aratri di nuova concezione con vomeri a losanga che lavorano a minima prfondità, eventualmente preceduti da una discissura, nel caso il terreno risulti costipato o si prevedano ristagni idrici. La macchina può operare ad alte velocità di avanzamento da 18 a 20km/h mantenendo un taglio completo su tutta la larghezza di lavoro ad una profondità di lavoro costante (fino a 15cm) in tutti i tipi di condizioni
Ambienti con clima freddo-umido
In questo è ideale una lavorazione a strisce, lo strip till, per frantumare i residui vegetali più coriacei consentendo agli organismi terricoli che vivono nella parte di terreno non lavorata, di colonizzare velocemente anche la parte lavorata.
Con l’aumentare della umidità o con il diminuire della temperatura la sostanza organica potrebbe decomporsi in tempi adeguati anche rimanendo in superficie e questo accade se si adotta la tecnica del sodo.
Il ruolo delle cover crops
Nell’ottica di una nuova gestione dei nostri terreni le cover crops hanno un ruolo molto importante per incrementare il tenore di sostanza organica e strutturare il terreno con la giusta alternanza tra macro e micropori per facilitare la tesaurizzazione dell’acqua e la sua risalita capillare.
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Foto 1 Semina del rafano (tillage radisch) con la tecnica dello strip till. La coltura da reddito verrà seminata in primavera sulla striscia di terreno lavorata dalla cover che l’inverno avrà distrutto
Un cereale vernino apporta in media 3-4 ton/anno fra paglia e residui e quindi l’aggiunta di altre 3-4 t. derivanti dalla cover, può dimezzare i tempi di recupero di fertilità. Inoltre l’incremento di materiali organici allunga il periodo nel quale il suolo è in condizioni di “tempera”, e consente quindi di ridurre lo sforzo di trazione limitando i consumi di gasolio. Ma per fare tutto questo bisogna sbrigarsi perché i nostri terreni si stanno impoverendo sempre di più.
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